Il Tumore del Pene è una patologia rara che nel 75% dei casi si localizza come sede primaria a livello del glande o del prepuzio. L’incidenza di questa neoplasia aumenta con l’età.
Altri fattori di rischio sono rappresentati dalla scarsa igiene locale, fimosi, il fumo, promiscuità sessuale, affezioni dermatologiche come il lichen, condilomatosi.
I sintomi più comuni sono dati dalla comparsa di lesioni che inizialmente possono presentare un aspetto di una piccola area arrossata o ulcerata, nelle fasi iniziali di piccolo diametro, ma con tendenza all’accrescimento.
La diagnosi viene posta dall’urologo sulla base di un attento esame obiettivo che permette di valutare la dimensione della lesione del pene, localizzazione, rapporti della lesione con altre strutture (sottomucosa, albuginea, uretra, corpo spongioso e corpo cavernoso). La diagnosi di certezza si ottiene con la biopsia della che ci fornisce informazioni sull’istologia e sulle caratteristiche di aggressività del tumore.
Una risonanza magnetica del pene può essere di aiuto nell’identificare la profondità dell’infiltrazione delle strutture anatomiche del pene per permettere di valutare l’estensione locale della neoplasia e per programmare l’approccio chirurgico più adeguato. Attraverso una TAC si riuscirà a fare una stadiazione della malattia per valutare eventuale interessamento di linfonodi pelvici o di altri organi.
Il tipo di terapia verrà deciso sulla base delle caratteristiche istologiche della malattia, della posizione ed estensione del tumore, delle condizioni di salute generali del paziente e, in alcuni casi, anche preferenze del paziente sulla base degli effetti collaterali delle singole terapie.
La chirurgia è il trattamento più utilizzato per il tumore del pene in tutti i suoi stadi. Esistono diverse tecniche che risultano più o meno efficaci a seconda delle caratteristiche della neoplasia. In particolare, nei casi di tumore superficiale non invasivo si procede con la chirurgia laser che distrugge le cellule neoplastiche più superficiali; se invece la neoplasia non è ben localizzata si possono utilizzare la circoncisione (per asportare masse tumorali confinate al prepuzio), l’asportazione semplice del tumore e di una piccola parte di tessuto adiacente con approcci chirurgici “conservativi” così definiti perché consentono di preservare le caratteristiche estetiche e funzionali del pene.
Nelle forme più avanzate di neoplasia si rendono indispensabili interventi chirurgici più radicali con l’asportazione parziale (con eventuali ricostruzioni del glande) o totale del pene. La chirurgia serve anche per rimuovere i linfonodi inguinali e pelvici. L’intervento di linfectomia inguinale o pelvica può essere eseguito sia con tecniche chirurgiche classiche sia con la laparoscopia tradizionale che offre come vantaggio principale quello di ridurre il tasso di complicanze post-operatorie.
La radioterapia può essere utilizzata da o in combinazione con la chirurgia per ridurre il rischio di recidiva del tumore dopo l’asportazione o per rallentare la crescita nei casi di malattia in stadio già avanzato.
Infine, la chemioterapia sistemica (cioè somministrata in tutto l’organismo in genere per via intravenosa o per via orale) è indicata nei casi di tumore metastatico.